TESTIMONIANZE:
UN GIOVANE ADERISCE ALLA
CARBONERIA

Correva allora l'anno 1818, cioè era il tempo in cui la Carboneria fioriva ovunque. L'Italia presentava un vivaio di sette, di diverso nome, ma tutte tendenti allo stesso fine: abolizione della monarchia assoluta. In Ravenna la Carboneria dividevasi in tre sezioni: la prima portava il nome di Protettrice, perché reggeva le altre; la seconda di Speranza , perché composta in gran parte di giovani studenti; e la terza, perché era un miscuglio di ogni sorta di gente, operai quasi tutti, i più pronti all'azione, ebbe il nome di Turba. Ogni sezione aveva un rappresentante presso la Protettrice, il quale le dava contezza (notizia, informazione precisa) d'ogni movimento di ciascuna sezione.

Incline a far versi, ne tiravo giù d'ogni colore sempre sullo stesso soggetto, "la tirannia", e ciò mi diede nome fra i miei colleghi, che pensarono senza ritardo d'introdurmi nella Speranza.

Una riunione preparatoria si tenne dapprima con altri neofiti nella bottega del barbiere Medri; poi, tre sere dopo, accompagnato da chi mi propose all'ammissione, fui condotto nel Borgo Adriano in casa di Luigi Ghetti, ove stavasi adunata la presidenza della Carboneria. Appena entrato, fui da ignota mano bendato, e, in seguito di alcune parole scambiate tra il proponente e chi guardava al di dentro l'adito della stanza in cui risiedeva il consesso, venni introdotto.

Una voce imponente mi diresse varie interrogazioni, e quando ebbi data parola di esser pronto a tutto sacrificare per il bene della patria, e di concorrere energicamente alla repressione della tirannia, mi si fece porre la mano sopra un nudo pugnale e sul medesimo pronunciai il giuramento prescritto. Dopo di che mi si tolse la benda, e mi vidi attorniato da una siepe di pugnali. Allora il vecchio Andrea Garavini, che dirigeva la seduta, mi disse ad alta voce: "Tutti questi pugnali saranno in vostra difesa in ogni incontro se osserverete la santità del giuramento prestato, invece saranno a vostro danno ed offesa se vi mancate: la pena del traditore è la morte".

Tosto mi venne indicata la squadra, a cui appartenevo, comunicati i motti d'ordine che giovavano ad intendersi, e data ogni altra istruzione necessaria.

Da: PRIMO UCCELLINI, Memorie di vecchio carbonaro ravegnano, a cura di Tommaso Casini, Dante Alighieri, Roma - Milano.